UNESCO: IL MURO DEL PIANTO E LA SCELTA SBAGLIATA
Non nego la mia sorpresa quando alcuni giorno orsono, ho appreso della decisione da parte dell'Unesco di consegnare alla tradizione araba il Muro del Pianto. Una decisione che poco ha a che fare con la storia e molto, nostro malgrado con una quotidianità, che sembra più sensibile ad una mediata questione di parti che ad una sincera lettura storica. Mi sorprendono le scelte coraggiose o avventate della Russia e della Cina filo arabi in questa occasione, ed i tentennamenti dell'Italia che si è astenuta, piegandosi alle esigenze di una presunta ricerca di un equilibrio tra verità e diplomazia.
Di primo acchito mi è venuto in mente l'arco di Tito che ospita i bassorilievi con gli ebrei trascinati in catene con la Menorah. Là si celebrava la conquista di Gerusalemme da parte dei romani nel 70 d.C. Ragionare di storia e non di antisemitsmo anche perchè quell'arco celebra una conquista e null'altro. L'italia come nella migliore tradizione noistrana ha scelto di non scegliere. Ed è significativo che in un momento tanto tragico per il mondo islamico percorso e scosso da violenza, guerre e terrorismo il contributo alla pace della diplomazia internazionale è stato il muro del pianto. Questo è stato l'anno orribile per la realtà islamica e le difficoltà politiche nel gestire la democrazia rappresentano la dimostrazione delle grandi difficoltà di adattamento alla modernità che incontrano le società islamiche. Vero è però, che i nostri valori non siano intrinsechi all’islam. Il disagio della società islamica ha rappresentato la vittoria della tradizione sull’innovazione, dei conservatori sui riformisti. Una vittoria che si riflette nell’atteggiamento “scettico, esitante, addirittura ostile” delle società musulmane verso i valori liberali: la libertà, il pluralismo, la società civile, democrazia, il libero mercato e la innovazione. Il regalo dell'Unesco perché di questo si tratta, dovrebbe ad indurre tutti ad una profonda riflessione sul merito degli obiettivi veri e la necessità di creare le condizioni perchè il mondo arabo conosca stabilità democratica e non una democrazia sui generis violenta ed armata. Questo mi auspico, per il resto rinunciamo ad interpretazioni storiche di cortesia e cerchiamo verità e soluzioni certe.
Alessandro Giordano