Nuovo ospedale: intervista a Claudio Bongiovanni
di Alessandro Claudio Giordano
In questi giorni un presidio davanti l’ospedale Santa Croce di Cuneo testimonierà i dubbi di una parte della minoranza consiliare sulla creazione di un nuovo nosocomio. ne abbiamo parlato con Claudio Bongiovanni, capogruppo di Cuneo Mia, formazione politica cittadina coordinatrice con Indipendenti e Cuneo dei Beni comuni dell’iniziativa.
Il tema del nuovo ospedale occupa da tempo il dibattito politico cittadino, al di là di una semplicistica analisi di parte, ci sono fondati motivi per implementare l’attuale struttura del Santa Croce e Carle, senza doverne costruire uno nuovo?
Certamente un nuovo ospedale darebbe prospettive di futuro diverse alla sanità del territorio, ma da come sono state condotte le operazioni preliminari da parte della regione per poterlo realizzare, abbiamo constatato che questa volontà non c'è o se c’è va nella direzione del coinvolgimento di fondi privati.
La questione ospedale nuovo oppure ospedale ottimizzato non è questione ideologica ma logica e mi spiego: Ripercorrendo la vicenda mi pare di poter dire che si è affrontata la questione partendo dalla cima, si è partiti dal tetto invece che dalle basi. Quel sommario progetto presentato in consiglio comunale dalla Fondazione Ospedale, ha proposto la costruzione di una struttura nuova senza giustificarne la necessità con considerazioni che avessero attinenza con la richiesta sanitaria delle persone. Quel progetto si occupava di spazi fisici, ma non era la risposta al problema delle liste d'attesa, la mancanza di personale, non teneva in nessuna considerazione la realizzazione della medicina territoriale, che si diceva assolutamente necessaria dopo il covid. Ancora peggio: non proponeva un serio confronto con altre alternative. Non abbiamo visto studi indipendenti valutare più possibilità, abbiamo invece visto solo fondazioni private condurre studi sulle necessità di una struttura nuova. Nessuno vuole aprioristicamente scartare la costruzione di un nuovo ospedale ma non riteniamo corretto nemmeno scartare aprioristicamente la possibilità di adeguare l'attuale ospedale. È molto grave che si siano saltati passaggi, studi, valutazioni necessarie per dare fondamento corretto a qualsiasi scelta. Per tornare alla sua domanda: Io non ho fondati motivi per una scelta o per l'altra, non saprei dove andare a cercarli, non sono mai stati fatti o resi noti. Io posso solo dire che la strada che si sta percorrendo manca di logica e non fa riferimento al quadro generale che è quello di rispondere alla necessità di cura delle persone.
Si è parlato a lungo di partenariato pubblico e privato. Che cosa non convince dell’accordo e che cosa potrebbe essere un’utile base su cui basare per un progetto nuovo?
Il PPP sarebbe il male assoluto, ci pare necessario fare una premessa per rispondere a ciò che non ci convince nel partenariato e su cosa si deve reggere un nuovo progetto. Lei mi pone una domanda che non riguarda la costruzione delle mura di un nuovo ospedale, ma riguarda il modo di intendere la sanità che deve essere, secondo la costituzione, pubblica ed universale con le nostre tasse. Nella scelta del partenariato pubblico privato, entrano in concorrenza il principio costituzionale della universalità, gratuità e adeguatezza delle cure, con il legittimo interesse economico-finanziario del privato. Questi vorrà legittimamente rientrare delle spese di progettazione e costruzione e poi di gestione dell'ospedale ricavandone il maggior profitto, mentre la nostra ASO dovrà sostenere un oneroso affitto globale che potrebbe ulteriormente aggravare il deficit di bilancio e costringere verosimilmente a tagli sul personale o sui livelli di cura. Come dicevo entreranno in conflitto un soggetto che ha interessi esclusivamente economici con un altro, la nostra ASO, che è tenuta al dovere istituzionale di erogare cure in modo adeguato, gratuito ed universale. Così ho risposto anche alla seconda sua domanda che chiedeva su cosa si deve reggere un nuovo progetto. Si deve reggere e deve essere valutato solo sulla sua concreta aderenza al dettato costituzionale e all'architettura del sistema sanitario nazionale nelle sue varie articolazioni. Se risponde a questi requisiti è un buon progetto se non lo fa costituisce una incoerenza inaccettabile-
Si è detto come molti medici abbiano lasciato il nosocomio cittadino e come si stia perdendo quell’eccellenza in termini di qualità dei servizi di un tempo. A tuo parere quali potrebbero essere gli interventi per recuperare il terreno perduto
Il nostro ospedale è stato ed è ancora un hub di eccellenza per la qualità del servizio, l’abnegazione e la professionalità del personale. A quanto risulta il personale medico e infermieristico è vittima di un grande scompenso numerico, organizzativo e economico evidenziato in modo eclatante dalla pandemia e a cui non si è stati capaci o non si è voluto rimediare nonostante il ripetuto slogan "tutto cambierà c'è bisogno della medicina del territorio". Direi che si è rinunciato a governare i tre aspetti che ho rilevato e si è preferito rivolgersi o lasciar fare al privato che prontamente ha occupato spazi lasciati liberi dal pubblico. Così facendo si è dato un pessimo segnale al personale medico ed infermieristico, si è voluto dimostrare che il privato è organizzato, affidabile e il pubblico no. Cosa farebbe chiunque per assicurarsi certezza, guadagno, e buone condizioni di lavoro? Si sposterebbe dove tutto questo è garantito. Non tutti hanno voglia o possono continuare a lavorare in condizioni di emergenza nella sanità pubblica solo in forza di un principio etico di giustizia sociale. Occorre che la sanità pubblica torni ad essere un motivo di orgoglio per i suoi operatori e per il nostro Paese, come a lungo ci è stato universalmente riconosciuto. Così anche il personale sanitario tornerà a scommetterci. Occorre investire sulle persone, colmando le carenze degli organici e creando condizioni di lavoro, orari e organizzazione che consentano agli operatori una conciliazione di tempi di lavoro e di vita personale e familiare che rendano più attraente la permanenza nella sanità pubblica. Occorre offrire un riconoscimento adeguato alla qualità del loro lavoro in termini economici e professionali che contrasti quella sensazione di smobilitazione verso "il sistema americano" (e non solo) di una medicina (remunerativa e sollecita) di serie A per gli abbienti e di una medicina di serie B per gli altri che devono attendere mesi e mesi per esami ed interventi.
La sanità cittadina è davvero in crisi e Cuneo, capoluogo di provincia, può essere subalterno ad altre realtà della Granda?
Le difficoltà della sanità a Cuneo hanno le stesse caratteristiche delle difficoltà della sanità nazionale, non starei a metterla come una competizione fra Cuneo, Alba, Saluzzo, Savigliano e Mondovì, perché stiamo tutti sulla stessa barca. Per completezza, però, bisogna aggiungere che la nostra amministrazione regionale ha dimostrato in ogni modo di avere delle preferenze. Sarà una svista, ma ha dimenticato la medicina territoriale a Cuneo, però ha provveduto, con risorse proprie, alle case della salute nell'albese. È anche vero che a noi ha fatto balenare un futuro nuovo ospedale, noi non abbiamo chiesto altro e per ora non abbiamo niente.
In questi giorni si parla della nomina a nuovo Direttore Amministrativo di Giorgio Rinaldi e di una presunta carenza di requisiti per assolvere all’incarico. Qual è al riguardo la tua opinione?
La nomina del nuovo direttore amministrativo e la sua presunta carenza di requisiti verranno trattati nel prossimo consiglio comunale, solo così si potrà capire quali siano le reali condizioni per la continuazione o meno e il suo operato.
Il presidio davanti all'ospedale interpreta un sentimento comune di chiarezza su un progetto importante per il futuro della città.... Il presidio davanti all'ospedale è il segno della responsabilità che sentiamo come consiglieri relativamente alla piega che ha preso la questione ospedale, è il segno della nostra volontà di portare all'attenzione delle persone un tema su cui la città non è mai stata coinvolta ed è un sottolineare all'amministrazione che, difronte alla confusione e incertezza delle azioni regionali, si devono mettere dei paletti : non si può accettare qualsiasi soluzione per l'eventuale costruzione dell'ospedale, non si può far finta di non vedere il tentativo della regione di privatizzare la sanità e non cercare di impedirlo. Vorremmo sapere perché alla ns amministrazione non importa che si rinunci con tanta disinvoltura al finanziamento dell'opera da parte dell'INAIL. Siamo qui per far capire tutto ciò e dire che si potrebbe anche rimediare a questa situazione, ma siamo qui soprattutto per ribadire che la sanità è e deve essere totalmente PUBBLICA.