Nuovo ospedale: intervista a Giancarlo Boselli
di Alessandro Claudio Giordano
Abbiamo incontrato Giancarlo Boselli, capogruppo in Consiglio Comunale di Indipendenti, che con Cuneo Mia e Cuneo per i Beni comuni organizzano la tenda presidio davanti all’Ospedale Santa Croce di Cuneo. Il tema legato al nuovo ospedale è ormai al centro del dibattito politico cittadino. Con Boselli ho cercato di fare un’analisi complessiva del progetto, dei vantaggi e dei limiti della proposta, oltre a rintracciare le ragione del presidio, alquanto inusuale per città.
D. - Il tema del nuovo ospedale occupa da tempo il dibattito politico cittadino, al di là di una semplicistica analisi di parte, ci sono fondati motivi per implementare l’attuale struttura del Santa Croce e Carle, senza doverne costruire uno nuovo?
R. - La decisione per un nuovo ospedale unico risale al 2018. Stessa maggioranza che oggi governa la città. Manassero Vice Sindaca. Noi non eravamo in Consiglio ma abbiamo sempre detto di essere contrari e restiamo contrari alla soluzione di Confreria. Sbagliato togliere l’Ospedale dalla città. I più grandi urbanisti del mondo dicono che gli ospedali devono essere parte della città. Amministrazioni lungimiranti lo avevano collocato nel posto giusto, davanti alla stazione, sulla direttrice che prima o poi come è successo avrebbe portato sull’asse della est ovest. Con terreni e spazi intorno utili alla sua crescita e allargamento. Ad oggi tutto è fermo. Il progetto di partenariato pubblico privato su cui punta l’Assessore alla Sanità non ha ancora avuto il via dall’Azienda Ospedaliera perché ci sono forti dubbi. Ma è la natura di questa scelta che non condividiamo, perché è costosissima e apre alla privatizzazione con un canone da pagare al costruttore di 55 milioni l'anno per venti anni per un totale di oltre un miliardo e con un ruolo di gestore per la parte alberghiera, ma di conseguenza anche sulla parte sanitaria nel caso di richieste di aumento dei canoni annuali con conseguente deprivazione del sanitario. Togliere l’ospedale dal Santa Croce significa anche dare un colpo mortale all’economia e al commercio dell’altipiano e a un quartiere già in grave difficoltà.
D. - Si è detto come molti medici abbiano lasciato il nosocomio cittadino e come si stia perdendo quell’eccellenza in termini di qualità dei servizi di un tempo. A tuo parere quali potrebbero essere gli interventi per recuperare il terreno perduto?
R. - Intanto fare chiarezza e dare certezza sui tempi di realizzazione del nuovo ospedale e per noi la via più concreta è la ristrutturazione con la costruzione a blocchi di nuovi spazi sull’attuale sito usando anche la piazza cavalieri di Vittorio Veneto e le grandi aree dismesse della ferrovia. Poi rivedere al rialzo le indennità per il personale che sono inadeguate e non competitive con gli ospedali concorrenti. Medici infermieri e personale amministrativo devono sapere qual’e il loro futuro.
D. - La sanità cittadina è davvero in crisi e Cuneo, capoluogo di provincia, può essere subalterno ad altre realtà della Granda?
R. - Non dovrebbe esserlo. Anzi dovrebbe essere a capo di iniziative forti per tutto il territorio. Ma Cuneo oggi ha una Sindaca debole e una Giunta che sulla sanità, come sui trasporti, subisce in silenzio la mancanza di scelte dello Stato e della Regione, mettendo addirittura in imbarazzo il Partito Democratico che sta cercando faticosamente di ritrovare un ruolo credibile.
D. - In questi giorni si parla della nomina a nuovo Direttore Amministrativo di Giorgio Rinaldi e di una presunta carenza di requisiti per assolvere all’incarico. Qual è al riguardo la tua opinione?
R. - Ho presentato una interrogazione che sarà discussa nel Consiglio Comunale del 12 settembre. Vogliamo sapere se la nomina rispetta i requisiti necessari e se le delibere come fatte hanno legittimità. Ma al di là di questo per ricoprire certi ruoli serve esperienza nel settore. In ospedale ci sono molti dirigenti con grande esperienza e lontani dalla pensione che dovrebbero andare a ricoprire quel ruolo. Non si capisce perché non siano stati considerati a favore di chi non ha mai lavorato un giorno in Ospedale. Ce lo spiegheranno.
D. - Il presidio davanti l’ospedale interpreta un sentimento comune di chiarezza su un progetto importante per il futuro della città…
D. - Si certo e soprattutto supplisce alla debolezza e all’ accondiscendenza sommessa dell’Amministrazione cittadina che si è decisa a farsi sentire solo quando ha saputo del Presidio. Ma meglio tardi che mai…,